La Provincia 16 giugno 2011

Categoria: Comunicazioni comitato provinciale Pubblicato: Giovedì, 16 Giugno 2011

La legge di iniziativa popolare

Categoria: Comunicazioni comitato provinciale Pubblicato: Mercoledì, 15 Giugno 2011

Comunicato Stampa

Categoria: Comunicazioni comitato provinciale Pubblicato: Mercoledì, 15 Giugno 2011

Nonostante il boicottaggio sistematico da parte dei grandi mass media, nonostante i tentativi trasversali di trasformare la campagna referendaria nell'ennesimo scontro politicista tutto interno al Palazzo, le donne e gli uomini della provincia di Como hanno risposto con una straordinaria partecipazione al voto e con un'inondazione di SI’ (affluenza del 52.86% - SI’ 92.98% - 93.63%).
SI, la gestione dell'acqua deve essere sottratta al mercato; SI, sull'acqua non si possono fare profitti. Questo hanno detto anche i cittadini comaschi vincendo una grande battaglia di civiltà.
E' stata una campagna straordinaria che ha attraversato ogni angolo della provincia con allegria e determinazione. E i comaschi hanno risposto, dimostrando, insieme al resto degli italiani, come un'intera società sia in movimento per la riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni.
Da oggi molto cambierà
Con questo straordinario voto, per la prima volta dopo due decenni, il popolo italiano ha sonoramente sconfitto le politiche liberiste e l'idea che l'intera vita delle persone debba essere assoggettata al mercato.
Le donne e gli uomini della nostra provincia hanno detto con chiarezza che un altro mondo è possibile, che la gestione dell'acqua deve essere ripubblicizzata, che i beni comuni devono essere difesi.
Questo limpido voto dice anche quali dovranno essere i prossimi passi.
Con la vittoria dei Sì al primo dei quesiti referendari, viene abrogato l’art. 23 bis del famigerato Decreto Ronchi, con cui l’acqua era stata definita un “servizio pubblico di rilevanza economica”, cioè una merce. Lo stesso Decreto imponeva a tutti i comuni di mettere sul mercato - entro il 31 dicembre del 2011 - la gestione dei servizi idrici. Pertanto ora i comuni e le province potranno optare per una gestione totalmente pubblica dei loro acquedotti, nell’interesse dei cittadini/utenti.
Con la vittoria dei Sì al secondo quesito, viene abrogata la cosiddetta “remunerazione del capitale investito”, pertanto ora la tariffa del servizio idrico non dovrà computare il profitto sulla gestione degli acquedotti.
Ma in Lombardia la vittoria dei Sì assume anche un altro valore: infatti con l’abrogazione del Decreto Ronchi viene rimessa in discussione la legge regionale 21/2010 che, applicando l’art. 23 bis, obbliga alla privatizzazione dell’acqua nella nostra regione. Si ricorda che i Comitati acqua della Lombardia avevano fortemente contestato la legge regionale, approvata dalla sola maggioranza del Consiglio Regionale.
Ora in Lombardia, così come in tutta Italia, l’acqua dovrà essere gestita solo a livello pubblico, scongiurando la privatizzazione delle gestioni. Dal 2007 è depositata in parlamento una legge d'iniziativa popolare, promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua - di cui facciamo parte - con oltre 400.000 firme che deve essere immediatamente portata alla discussione ampia e partecipativa delle istituzioni e della società.
E' stata una straordinaria traversata per l'acqua e la democrazia. E' il tempo della festa. In tutte le piazze. Con tutte le donne e gli uomini che ci hanno creduto. Ora possiamo guardare al futuro con nuova fiducia.

Le bandiere si posso esporre da balcone di casa!

Categoria: Comunicazioni comitato provinciale Pubblicato: Domenica, 22 Maggio 2011

La vicenda comincia a Novellara (RE) dove è circolata la "voce" di una multa salata per chi espone la bandiera dei due sì. C'è stato un pò di panico ma per fortuna Vincenzo Bruno del Movimento 5 Stellle di Parma ha trovato ... leggere e condividere. Grazie.

(19 maggio 2011)
A Novellara, Reggio Emilia, è vietato esporre alle finestre bandiere che invitano a votare Sì al referendum per l'acqua del 12 e 13 giugno. Nel comune l'opposizione di centrodestra ha ripescato una vecchia norma elettorale del 1956 per spingere i vigili ad andare di casa in casa e chiedere ai cittadini di togliere le bandiere, pena una multa salatissima che arriva fino a 1000 euro. Lucia Tironi di Radio Capital ha contattato il sindaco del Pd, Raul Daoli e gli ha chiesto cosa dice questa vecchia norma che lo sta mettendo in imbarazzo.

Fermi tutti, si tratta già di un caso risolto dalla Corte Costituzionale che dice in sintesi che in campagna referendaria non valgono le stesse regole delle campagne elettorali normali.

Eccovi la sentenza. Prego fatela girare e pubblicatela.

SENTENZA N.161
ANNO 1995
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE COSTITUZIONALE
"Fondate si prospettano, invece, le censure formulate nei confronti dell'art. 3, comma 6, quali risultano espressamente enunciate nel secondo motivo del ricorso o implicitamente desumibili dal primo.
La disposizione in questione prevede che, a partire dal trentesimo giorno precedente la data delle elezioni (o del referendum), è vietata ogni forma di pubblicità, anche se relativa a successive consultazioni elettorali o referendarie.
Tale norma viene censurata, con riferimento alle campagne referendarie, come incongrua, irragionevole e sproporzionata per quanto concerne il suo inciso finale (secondo motivo) e come irragionevole, comparativamente alla disciplina prevista per le campagne elettorali, nel suo complesso (primo motivo). ...In conseguenza della sua irragionevolezza ed eccessività la disposizione in esame viene, pertanto, a ledere la sfera di attribuzioni, spettanti ai sensi dell'art. 75 della Costituzione, ai ricorrenti e va, di conseguenza, annullata."

Potete anche cercarla direttamente sul sito della Corte inserendo anno e nr di sentenza.
http://www.cortecostituzionale.it/actionPronuncia.do

Vincenzo Bruno
M5S - Parma

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